Molti hanno l’impressione che vendere Facebook alle aziende sia un’ottima idea ed io sono tra questi. Io, per dirla tutta, sono anche tra quelli che sostengono che sia giusto vendere i numeri vincenti del lotto alle vecchiette di Benevento e le alghe di Guam alle casalinghe di Voghera. In pratica, io ritengo sia giusto che alle persone –non importa se fisiche o giuridiche– sia sottratto tutto il denaro che esse sono disposte a consegnare spontaneamente a terzi. E’ una di quelle cose darwiniane (in antropologia, in economia son cose adamsmithiane), si tratta di selezione naturale. Il mondo cambia, la comunicazione cambia, tutti hanno la possibilità di informarsi in proprio sul mago Otelma, su Vanna Marchi e su Facebook e poi di decidere se fan per loro o meno. Un’azienda che, davanti alla constatazione che là fuori si parla di lei e che questo sarà sempre più importante per il suo business, invece di sforzarsi di diventare un’azienda di cui si parla bene, semplicemente assuma un esperto di reputazione online che cerchi di drogare la conversazione, è destinata a scomparire e non c’è nulla di male se nel farlo produce un lucro per qualche parassita 2.0 di più o meno alto lignaggio. Questa, in verità vi dico, è una cosa buona, e nessuno dovrebbe lamentarsene.
martedì 1 settembre 2009
La selezione naturale, le aziende ed il web
Riporto in toto un post che mi e' capitato di leggere oggi su Cloridrato di sviluppina che, seppure esagerando un po' con i paragoni dai quali prendo le distanze, sintetizza egregiamente anche il mio punto di vista:
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento