In questi giorni di relax - in compagnia del sole e del mare siciliano, della famiglia, di alcune letture ma anche di un pó di tecnologia - ho scoperto che anni di passivo assorbimento visivo dell'orgoglio di essere americano, narrato così bene nei lungometraggi d'oltreoceano, hanno fatto breccia nel mio cuore.
Al punto che in questa stupenda Estate, esordio della mia primogenita, l'immagine di un bimbo di sei anni che con la mano destra sul cuore, al giungere di alcune note da un vicino villaggio turistico, intona l'inno di Mameli in pieno spirito di emulazione calcistica e sicuramente senza alcuna nozione sull'autore prematuramente deceduto, é per me comunque un'ennesima forte spinta - che probabilmente ricevo anche con piacere - verso un coinvolgimento maggiore sul futuro del nostro paese.
Resto distante anni luce dalle varie discussioni sull'inno, che per quanto mi riguarda rappresenta, anche se banalmente più per abitudine che per altro, il sentimento unitario che nell'anno del centocinquantesimo anniversario dell'unità avrebbe tratto giovamento dall'assenza di polemiche, sterili e fuori dal tempo, su vincitori e vinti o derubati.
Resto ancora, ma sempre con più difficoltà, distante dalla politica e dai suoi doni, sottratti, direttamente e senza pochi giri di parole, ai cittadini che con il loro sacrificio quotidiano indirettamente la finanziano.
E tristemente resto ancora lontano da quell'infantile spirito di emulazione di cui ho scritto prima, che tanto vorrei avere per potere gridare anche io a squarciagola ed a modo mio un Viva l'Italia senza se e senza ma.. per questo dovrò aspettare ancora un pò.
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