Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un incremento esponenziale di vip che si dedicano al tentativo di salvare l'umanità. Nella classifica delle opere umanitarie più sposate da ricchi imprenditori, filantropi e rock star internazionali l'Africa continua a farla da padrona e la situazione continua ad essere disastrosa, o almeno così credo.
Dopo avere criticato il modo in cui Live Earth ha tentato di sensibilizzare il mondo alle problematiche climatiche che ci aspettano nei prossimi anni mi è capitato di leggere un articolo con questo titolo: "Africans to Bono: for god's sake please stop!" - "Africani a Bono: Per amor di dio per favore smettila!" (Bono leader del gruppo musicale U2 è da anni promotore di campagne pro Africa tra le quali l'azzeramento del debito africano è la più nota) e mi sono chiesto cosa stia effettivamente succedendo in Africa.
Naturalmente è facile trovare un'infinità di informazioni in rete, leggere qualche articolo sulla carta stampata o vedere un servizio televisivo ed è difficile (e sicuramente compito più di un bravo giornalista che mio) sintetizzare lo stato dell'arte della situazione evidenziando elementi certi. Ma sui numeri sembra che si sia abbastanza d'accordo e questi numeri certe volte possono aiutare a contestualizzare situazioni che esaminate singolarmente possono confondere.
Il Los Angeles Times di qualche giorno fa (6 Luglio 2007) riporta un articolo così intitolato: "What Bono doesn't say about Africa" - Che cosa non dice Bono sull'Africa. L'autore è un professore di economia dell'Università di New York che, cercando di non sminuire le problematiche gravi e presenti (e per le quali ancora tanto si può fare), cerca di portarci a conoscenza dei grandi passi avanti fatti nel continente Africano negli ultimi decenni. Si chiede inoltre (retoricamente) se sminuire i successi africani e trasferire un'immagine peggiore di quella reale non sia più utile alla raccolta di fondi che finanziano le associazioni no profit che al tentativo di risolvere le piaghe africane. Gli obiettivi posti dalle Nazioni Unite, e non raggiunti, vengono usati per dar forza ai sostenitori dei continui fallimenti africani ma spesso questi sono dimensionati erroneamente perchè incuranti
della situazione di partenza ed impogono per il loro raggiungimento crescite improponibili anche per stati "occidentali". I numeri possono essere d'aiuto a costruirsi un'idea anche del resto dell'Africa che cresce: 1 morto per guerra ogni 10.800 africani nelle ultime quattro decadi, meno dello 0.5% della popolazione muore per fame, meno dello 0.5% deli bambini maschi tra i 10 ed i 17 anni è usato in guerra, meno dello 0.5% della popolazione muore per AIDS, per il terzo anno consecutivo la crescita del prodotto interno lordo africano (sub-sahariano) è stato intorno al 6% (molto al di sopra delle medie dei paesi occidentali o dei paesi in via di sviluppo), gli investimenti di capitali stranieri in Africa sono maggiori degli aiuti, etc...
Ottimo è il lavoro svolto dallo svedese Hans Rosling dal quale si può prendere spunto per cercare di contestualizzare i risultati ottenuti dall'Africa e cercare di delinearne i veri bisogni (invece di ascoltare in tv o leggere su Vanity Fair gli stereotipi africani ormai a tutti noti). Rosling ha sviluppato un innovativo software di analisi statistica (che è stato ritenuto talmente valido da essere acquistato da Google) che permette di effettuare analisi che fino ad oggi non era stato così facile effettuare. In questo modo Rosling riesce a dare nuovi punti di vista come ad esempio si evince da questa presentazione (in Inglese) che ha tenuto qualche mese fa e che consiglio vivamente di vedere (dura poco meno di dieci minuti ed ha un interessante atipico finale).
Sono sicuramente tanti i tentativi genuini di migliorare il nostro mondo ma spesso i mass media danno un ingiustificato risalto a palesi inizi anticipati di campagna elettorale o permettono a gruppi musicali eccesiva pubblicità gratuita. Tutto ciò sicuramente contribuisce ad incrementare la raccolta di fondi ma, allo stesso tempo, confonde chi questi fondi li raccoglie su quelli che dovrebbero essere i veri obiettivi delle loro campagne.
Mi rendo conto di avere generalizzato parecchio ma spero di avere anche dato degli spunti di riflessione e la voglia di approfondire un argomento così delicato e spesso affrontato in maniera troppo superficiale. Sottolineo nuovamente che non ho assolutamente intenzione di sminuire i gravissimi problemi che continuano a gravare sul continente Africano. In Inglese sulla rete si trova tantissimo, ecco alcuni consigli:
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